Traduzione e lettura in italiano di Irene Mingozzi dall’essay originale di Paul Graham "The Right Kind of Stubborn" [Luglio 2024]
Le persone di successo tendono a essere persistenti. Spesso le nuove idee non funzionano all'inizio, ma non si lasciano scoraggiare. Continuano a provare e alla fine trovano qualcosa che funziona.
La mera testardaggine, invece, è una ricetta per il fallimento. Le persone testarde sono particolarmente fastidiose. Non ascoltano. Continuano a sbattere la testa contro il muro senza ottenere nulla.
Ma c'è una reale differenza tra questi due casi? Le persone persistenti e quelle testarde si comportano effettivamente in modo diverso? Oppure stanno facendo la stessa cosa e noi le etichettiamo in seguito come persistenti o testarde, a seconda che si rivelino giuste o meno?
Se questa è l'unica differenza, allora non c'è nulla da imparare dalla distinzione. Dire a qualcuno di essere persistente piuttosto che testardo significherebbe solo dirgli di avere ragione piuttosto che torto, e questo lo sa già. Se invece la persistenza e la testardaggine sono effettivamente comportamenti diversi, varrebbe la pena di analizzarne le differenze per imparare a distinguerli.1
Ho parlato con molte persone determinate, e mi sembra che si tratti di comportamenti diversi. Mi è capitato spesso di uscire da una conversazione pensando: "Wow, quel tipo è persistente" o in altri casi "Cavoli, quello è proprio testardo", e non credo che mi stessi riferendo solo al fatto che avessero ragione o meno. In parte, magari, ma non del tutto.
C'è qualcosa di fastidioso nella testardaggine che non è semplicemente dovuto al fatto che possano avere torto. È che non vogliono ascoltare. E questo non vale per tutte le persone determinate. Non riesco a pensare a qualcuno più determinato dei fratelli Collison, e quando gli si fa notare un problema, non solo ascoltano, ma ascoltano con un'intensità quasi predatoria. C'è un buco sul fondo della loro barca? Probabilmente no, ma se c'è, vogliono sapere tutto di questo buco.
È la stessa cosa per la maggior parte delle persone di successo. Il momento in cui si impegnano di più è quando non si è d'accordo con loro. Invece i testardi non hanno interesse ad ascoltarvi. Quando si evidenziano i problemi, i loro occhi si svuotano e le loro risposte sembrano quelle di ideologi che parlano di questioni teoriche.2
Il motivo per cui il persistente e il testardo sembrano simili è che sono entrambi difficili da fermare. Ma sono difficili da fermare in senso diverso. I persistenti sono come barche i cui motori non possono essere spenti. I testardi sono come barche a cui non si può girare il timone.3
Nei casi peggiori sono indistinguibili: quando c'è un solo modo per risolvere un problema, e l'unica scelta è se arrendersi o meno, la persistenza e la testardaggine dicono entrambe no. Questo è probabilmente il motivo per cui le due cose vengono spesso confuse nella cultura popolare. E quando i problemi sono semplici effettivamente possono sembrare sovrapposte. Ma quando i problemi diventano più complicati, possiamo vedere la differenza tra loro. I persistenti si concentrano sulle scelte chiave, mentre i testardi applicano l’approccio 'non mollare' indiscriminatamente, senza distinguere tra decisioni importanti e meno importanti.
I persistenti sono legati all'obiettivo. I testardi sono legati alle loro idee su come raggiungerlo.
Peggio ancora, questo significa che tenderanno a rimanere attaccati alle loro prime idee su come risolvere un problema, anche se queste sono le meno informate dall'esperienza che deriva dal lavorare su un problema. Quindi i testardi non solo si attaccano ai dettagli, ma hanno una probabilità sproporzionata di attaccarsi a quelli sbagliati.
Perché sono così? Perché i testardi si intestardiscono? Una possibilità è che siano sopraffatti. Perché non sono molto capaci. Affrontano un problema difficile. E si trovano subito in difficoltà. Quindi si aggrappano alle idee come chi si trova sul ponte di una nave tra le onde potrebbe aggrapparsi all'appiglio più vicino.
Questa era la mia teoria iniziale, ma a ben guardare non regge. Se la testardaggine fosse semplicemente una conseguenza del fatto che non si sa cosa fare, si potrebbe far diventare testarde le persone persistenti facendogli risolvere problemi più difficili. Ma non è questo che accade. Se si desse ai Collison un problema estremamente difficile da risolvere, non diventerebbero testardi. Semmai diventerebbero meno testardi. Saprebbero di dover essere aperti a tutto.
Allo stesso modo, se la testardaggine fosse causata dalla situazione, il testardo smetterebbe di esserlo davanti a problemi più semplici. Ma non è così. Quindi se la testardaggine non è causata dalla situazione, deve provenire da dentro. Deve essere una caratteristica della propria personalità.
La testardaggine è una resistenza istintiva a cambiare le proprie idee. Non è la stessa cosa della stupidità, ma sono strettamente correlate. La resistenza istintiva a cambiare le proprie idee diventa una sorta di stupidità autoimposta, man mano che le prove contrarie aumentano. La testardaggine è una forma di non arrendersi facilmente ma praticata in modo stupido. Non c'è bisogno di prendere in considerazione soluzioni complicate; basta impuntarsi. E funziona anche, fino a un certo punto.
Il fatto che la testardaggine funzioni per problemi semplici è un indizio importante. Persistenza e testardaggine non sono opposte. Il rapporto tra loro è più simile a quello tra i due tipi di respirazione che possiamo fare: la respirazione aerobica e la respirazione anaerobica che abbiamo ereditato dai nostri antenati più lontani. La respirazione anaerobica è un processo più primitivo, ma ha la sua utilità. Quando si salta all'improvviso per sfuggire a una minaccia, si utilizza questa.
La quantità ottimale di testardaggine non è zero. Può essere positivo se la reazione iniziale a una battuta d'arresto è un "non mi arrendo", perché aiuta a prevenire il panico. Ma la testardaggine aiuta solo fino a un certo punto. Più una persona si spinge verso la testardaggine, meno probabilità ha di riuscire a risolvere problemi difficili.4
La testardaggine è una cosa semplice. Gli animali ce l'hanno. Ma la persistenza ha una struttura interna piuttosto complicata.
Una cosa che distingue i persistenti è la loro energia. A rischio di dare troppo peso alle parole, loro persistono anziché limitarsi a resistere. Continuano a provare. Il che significa che i persistenti devono essere anche fantasiosi. Per continuare a provare, bisogna continuare a pensare a cose nuove da provare.
Energia e immaginazione sono una combinazione meravigliosa. Ognuna trae il meglio dall'altra. L'energia crea domanda per le idee prodotte dall'immaginazione, che quindi ne produce di più, e l'immaginazione dà all'energia un posto dove andare.5
Il solo fatto di avere energia e immaginazione è piuttosto raro. Ma per risolvere problemi difficili sono necessarie altre tre qualità: resilienza, buon senso e concentrazione su un obiettivo.
Resilienza significa non farsi distruggere il morale dalle battute d'arresto. Le battute d'arresto sono inevitabili quando i problemi raggiungono una certa dimensione, quindi se non si riesce a riprendersi da esse, si può fare un buon lavoro solo su scala ridotta. Ma resilienza non è sinonimo di testardaggine. Resilienza significa che le battute d'arresto non possono cambiare il vostro morale, non che non possono farvi cambiare idea.
In effetti, la persistenza richiede spesso di cambiare idea. È qui che entra in gioco il buon senso. I persistenti sono piuttosto razionali. Si concentrano sul valore potenziale. Ed è questo, e non l'avventatezza, che permette loro di lavorare su cose che sono difficili da portare al successo.
C'è però un punto in cui i persistenti sono spesso irrazionali: sulle decisioni più importanti. Quando scelgono tra due problemi di valore atteso approssimativamente uguale, la scelta si riduce di solito alla preferenza personale. Anzi, spesso classificano i progetti in fasce di valore atteso volutamente ampie per assicurarsi che quello su cui vogliono lavorare sia ancora considerato valido.
Empiricamente questo non sembra essere un problema. È giusto essere irrazionali al vertice dell'albero decisionale. Uno dei motivi è che noi esseri umani lavoreremo più duramente su un problema che amiamo. Ma c'è anche un altro fattore più sottile: le nostre preferenze tra i problemi non sono casuali. Quando amiamo un problema che gli altri non amano, spesso è perché abbiamo inconsciamente notato che è più importante di quanto loro pensino.
Il che ci porta alla quinta qualità: deve esserci un obiettivo di fondo. Se siete come me, da bambini siete cresciuti semplicemente con il desiderio di fare qualcosa di grande. In teoria, questa dovrebbe essere la motivazione più potente di tutte, perché comprende tutto ciò che si può fare. Ma in pratica non serve a molto, proprio perché include troppe cose. Non vi dice cosa fare in questo momento.
Nella pratica, la vostra energia, la vostra immaginazione, la vostra resilienza e il vostro buon senso devono essere diretti verso un obiettivo abbastanza specifico. Non troppo specifico, altrimenti potreste perdere una grande scoperta adiacente a ciò che state cercando, ma nemmeno troppo generico, altrimenti non basterà per motivarvi.6
Quando si osserva la struttura interna della persistenza, non assomiglia affatto alla testardaggine. È molto più complessa. Cinque qualità distinte - energia, immaginazione, resilienza, buon senso e concentrazione su un obiettivo - si combinano per produrre un fenomeno che assomiglia un po' alla testardaggine, nel senso che ci spinge a non mollare. Ma il modo in cui non ci si arrende è completamente diverso. Invece di opporre una semplice resistenza al cambiamento, si è spinti verso un obiettivo dall'energia e dalla resilienza, attraverso percorsi scoperti dall'immaginazione e ottimizzati dal buon senso. Si lascia correre sulle scelte di poco valore, qualsiasi punto in basso nell'albero decisionale, se il loro valore atteso è abbastanza limitato, ma l'energia e la resilienza continuano a spingere verso le scelte più importanti al vertice dell’albero decisionale.
Considerando ciò di cui è fatta, non sorprende che il giusto tipo di determinazione sia molto più raro di quello sbagliato, o che ottenga risultati migliori. Tutti possono essere testardi. Infatti, bambini, ubriachi e stupidi sono i migliori in questo. Invece, pochissime persone possiedono una quantità sufficiente di tutte e cinque le qualità che producono il tipo giusto di persistenza, ma quando le possiedono i risultati sono magici.
Note
Userò "persistente" per il tipo buono di determinazione e "testardo" per quello cattivo, ma non posso affermare che questo sia l’uso che ne fanno tutti. L'opinione convenzionale distingue a malapena tra i tipi buoni e cattivi di determinazione e l'uso è di conseguenza promiscuo. Avrei potuto inventare una nuova parola per il tipo buono, ma mi è sembrato meglio ampliare il concetto di "persistente".
Ci sono ambiti in cui si può avere successo essendo testardi. Alcuni leader politici sono noti per questo. Ma non funziona in situazioni in cui si devono superare prove esterne. E infatti i leader politici famosi per la loro testardaggine sono famosi per aver ottenuto il potere, non per averlo usato bene.
Ci sarà una certa resistenza a girare il timone di una persona persistente, perché cambiare direzione ha un costo.
I testardi a volte riescono a risolvere problemi difficili. Un modo è tramite la fortuna: come l'orologio fermo che ha ragione due volte al giorno, si impadroniscono di un'idea arbitraria e questa si rivela giusta. Un altro è quando la loro testardaggine annulla qualche altra forma di errore. Ad esempio, se un leader ha dei dipendenti troppo prudenti, le loro stime sulla probabilità di successo saranno sempre sbagliate nella stessa direzione. Quindi, se il leader dice "vai avanti comunque" in ogni caso limite, di solito avrà ragione.
Se ci si ferma lì, alla sola energia e immaginazione, si ottiene la caricatura convenzionale di un artista o di un poeta.
All’inizio è meglio sbilanciarsi verso il piccolo. Se siete inesperti, inevitabilmente sbaglierete da una parte o dall'altra, e se sbagliate a rendere l'obiettivo troppo ampio, non arriverete da nessuna parte. Se invece sbagliate rendendolo piccolo piccolo, almeno farete un passo avanti. Poi, una volta che ci si muove, si amplia l'obiettivo.
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